Il mondo islamico è un insieme variegato di popoli e nazioni che presenta una grande varietà di culture e l’interpretazione del Corano non è certo scevra da queste influenze. Per questo la cannabis ha un rapporto conflittuale sia con le nazioni islamiche sia con tutti i musulmani che vivono lì od in altri stati. Secondo la corrente più diffusa la cannabis, sebbene meno impura dell’alcool, essendo comunque una sostanza inebriante è da considerarsi peccaminosa. Nonostante questo in molte regioni la cultura e l’economia legate alla cannabis sono millenarie e ben più antiche quindi dell’odierna religione, vedi il caso del Marocco in cui l’esportazione dell’hashish è un pilastro portante dell’economia e la sua repressione provocherebbe conseguenze disastrose, soprattutto per i moltissimi contadini che vivono grazie alla coltivazione della cannabis. Inoltre va considerato che essendo appunto l’alcool il grande nemico del buon musulmano, la cannabis rimane per il credente un buon compromesso tra utilizzare una sostanza ricreativa e non commettere un peccato grave. Storicamente poi la cannabis è stata utilizzata da alcune sette di religione musulmana, sia per avvicinarsi al divino, sia per aumentare il coraggio nel combattimento. Nonostante il legame storico e culturale, a livello legislativo la canapa è fortemente osteggiata nelle nazioni musulmane, con punizioni molto severe per consumo e spaccio che arrivano tranquillamente alla pena capitale. Spesso però la coltivazione e l’utilizzo sebbene non permessi dalla legge sono tollerati. Negli ultimi anni poi l’utilizzo terapeutico con molte premesse viene riconosciuto anche nella comunità islamica.
Vi lascio a questo curioso articolo e se già non la conoscete scoprite Chefchaouen (vedi foto articolo), la città azzurra patrimonio dell’Unesco, perla del Marocco continentale e fulcro della più grande area di coltivazione e produzione di Hashish al mondo. In questa cittadina oltre a trovare senza difficoltà un Hashish di qualità superiore a prezzi stracciati potrete anche visitare (con le giuste conoscenze) le farm dove si produce. Insomma una meta che una volta nella vita un buon consumatore dovrebbe quantomeno valutare!